L’orto dei saperi locali
La preparazione e la cura dell’orto
L’orto veniva fatto vicino casa.
Per prima cosa si recintava uno spazio con siepi, recinti di rami intrecciati, steccati di legno, in modo da evitare che animali selvatici o pecore al pascolo potessero entrare.
In tardo autunno o a inizio primavera, si portava il letame della stalla (grassa) con la carriola e si spargeva sul terreno. Era usanza utilizzare come concime anche le feci umane della latrina di casa.
Si mescolava quindi il letame con il badile e si toglievano i sassi più grossi.
A primavera inoltrata (fine aprile – inizio maggio) si puliva l’orto dall’erba. Questo era principalmente un compito degli anziani. Se l’erba era già alta si passava prima con la “sesla”, un particolare falcetto da usare a mano.
Tutte le lavorazioni, inclusa l’aratura, venivano effettuate a mano, usando vanga, zappa e rastrello.
L’annaffiatura veniva effettuato usando dei secchi.
Periodicamente si poteva fare qualche trattamento con il verderame, solo per le piante che potevano essere soggette a peronospora: patate, cavoli, fagioli.
Per i pidocchi si usava una miscela di acqua con disciolto il sapone di Marsiglia, oppure macerato di ortica o equiseto.
Ogni ortaggio aveva un suo spazio di semina e fra uno spazio e l’altro si creavano dei “sentierini”, usando delle assi di legno o delle pietre, in modo da poter accedere comodamente per coltivare e raccogliere i vari ortaggi. Era usanza creare nell’orto uno spazio dedicato alle piante aromatiche: prezzemolo, sedano, salvia, erba cipollina, santoreggia.